Il pomeriggio del 20 agosto 2022 nella sala Scroppo ha avuto luogo il presinodo – donne, organizzato dalla FDEI, sul tema “DONNE E MIGRAZIONE”.
Loretta Malan, direttrice del Servizio Inclusione della CSD, ci ha presentato innanzi tutto un breve excursus sulla provenienza delle diverse ondate migratorie in questi ultimi anni: Africa sub-sahariana, Siria (da questo Paese con i primi corridoi umanitari), Pakistan e Afghanistan attraverso la rotta balcanica, Ucraina.
Quindi, qualche dato: oggi la CSD accoglie in Italia 700 persone (nelle Valli 40), di cui il 30% sono donne.
E poi le considerazioni di fondo su cui dovremmo riflettere seriamente: in primis l’importanza e la ricchezza dell’incontro con culture, tradizioni, sensibilità diverse; quindi la necessità di cercare di capire meglio le persone che abbiamo di fronte, di pensarle come emigrate e non come migranti: “perché hanno dovuto o scelto di lasciare il loro Paese? Che cosa, chi hanno lasciato là? Cosa si immaginano di trovare qui?” Loretta ci ha assicurato che le donne che ha conosciuto e conosce nel suo lavoro di accoglienza sono persone molto forti, tenaci, con incredibili competenze, fantasia, capacità di adattamento; sono persone da cui imparare.
Proprio su questa affermazione – che noi dobbiamo cambiare il nostro sguardo sulle donne migranti – si è inserito poi l’intervento di Marta Bernardini – coordinatrice di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della FCEI.
Con toni appassionati, forte della sua lunga esperienza sul campo (iniziata nel 2014 a Lampedusa), ci ha spiegato come ciò che pensiamo riguardo ai migranti – e soprattutto alle donne – sia molto diverso rispetto alla realtà.
Noi guardiamo alle donne che arrivano sole o con i loro bambini come a persone fragili, vulnerabili, da proteggere e compatire; oppure le vediamo, in certe situazioni, quali opportuniste e profittatrici.
Noi giudichiamo, viviamo di categorie. In realtà, queste donne fuggono dal loro Paese con la forza della ribellione e della speranza; durante il viaggio subiscono violenze e abusi, ma sfidano il rischio, spinte dal consapevole desiderio di un cammino nuovo, di una nuova costruzione di sé, di un futuro da scegliere in prima persona.
Seriamente noi dobbiamo riconoscere che in fondo conserviamo pensieri e atteggiamenti razzisti. Dobbiamo, insomma, trasformare il nostro sguardo!
Il Gruppo Teatrale Angrogna ha concluso il pomeriggio offrendoci, tra storie, musiche e canti, lo spettacolo “Migranti”, grazie al quale abbiamo potuto ricordare e ripercorrere il destino delle migliaia di nostri connazionali che hanno dovuto emigrare nell’800 e nel 900, soprattutto in Sud e Nord America.