FONTI DI ENERGIA…NON SOLO GAS
Le recenti dichiarazioni di Draghi sulla riapertura delle centrali a carbone hanno suscitato interrogativi e perplessità, soprattutto sul fronte della tutela dell’ambiente.
Certo è che, in tempi di crisi politica ed energetica, le priorità e gli obiettivi in ambito di energie pulite rischiano di venire meno.
Per fare un po’ di chiarezza, ricordiamo quali sono le fonti di energia utilizzate in Italia (dati 2019): il gas naturale è la principale con il 41,8%, ma la quota prodotta a livello nazionale è solo il 4%, mentre tutto il resto è importato soprattutto da Russia, Algeria e Azerbaigian.
Al secondo posto il petrolio, con il 34,4%. A seguire, con il 10,2% si collocano i biocombustibili (di origine vegetale come legno, barbabietola da zucchero e grano), l’energia solare ed eolica con il 6,5%, il carbone con il 4,4% e, infine, l’idroelettrico con il 2,7%.
Le centrali termoelettriche a carbone producono energia elettrica a partire dalla combustione del carbone: il materiale bruciato scalda l’acqua in un serbatoio che genera vapore, il quale, altamente pressurizzato, fa girare le pale di una turbina collegata a un alternatore.
Anche il carbone utilizzato in queste centrali viene in gran parte importato (soprattutto dalla Russia).
Le centrali presenti in Italia sono 7, ancora in parte attive. Tali impianti, secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) redatto dal Ministero dello Sviluppo Economico, dovranno essere dismessi o riconvertiti entro il 2025.
L’Italia arranca sul piano degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili: l’eolico è tornato di recente in primo piano per la proposta di dare vita a nuovi parchi eolici direttamente in mare da collocarsi nel basso Adriatico, nello Ionio e nel Tirreno tramite piattaforme galleggianti su cui poggiare le eliche.
Ma in parallelo si sono mosse anche numerose associazioni ambientaliste che chiedono di rispettare e tutelare il paesaggio, le coste e i fondali.
E il nucleare? La produzione di energia nucleare in Italia, inaugurata nel 1963 con la prima centrale a Latina, si è fermata nel 1987, a seguito del referendum promosso dopo l’incidente avvenuto l’anno precedente alla centrale di Chernobyl, in Ucraina.
Le centrali furono chiuse e i rifiuti radioattivi affidati alla Sogin – Società gestione impianti nucleari.
L’attuale crisi ha riportato l’attenzione sul dibattito “nucleare sì/no”.
Attualmente l’Italia non può puntare sul nucleare per compensare la carenza di gas (almeno non nell’immediato), ma è la crisi ambientale a costituire uno dei principali motivi che portano il nostro Paese e altri Stati Europei a riconsiderare il nucleare come possibile fonte di energia, dato che consentirebbe anche di ridurre le emissioni di gas serra nelle fasi di produzione rispetto a carbone e petrolio.