E se i soldi delle armi li usassimo per il clima?
Con questa domanda si apre un interessante articolo apparso a marzo sulla rivista Lifegate, curato da Simone Santi.
L’Italia negli ultimi cinque anni ha aumentato dell’86% l’esportazione di armi, fortemente collegata al conflitto fra Russia e Ucraina, alla quale il sostegno di forniture militari non è mai mancato da parte del nostro Paese.
L’Italia è oggi il sesto esportatore di armi al mondo.
Nel 2022 si sono spesi 2.240 miliardi di dollari in armi, ma se invece che in armi i Paesi più sviluppati investissero nella lotta ai cambiamenti climatici e nel supporto ai Paesi più deboli e a rischio, avremmo già raggiunto metà dell’obiettivo.
Secondo l’Agenzia europea per l’Ambiente servono infatti 4.500 miliardi l’anno per consentire la transizione energetica globale.
A fronte delle sfide che ci attendono in merito alla crisi climatica che il nostro Pianeta sta attraversando, sarebbe davvero auspicabile un cambiamento di rotta negli investimenti, garantendo il sostegno promesso alle economie emergenti, cessando di fomentare conflitti, definendo politiche ambientali percorribili e funzionali.