Diaconia ed esistenza della chiesa

“Il compito della chiesa non è quello di vivere per sé, ma di vivere per il mondo, non di salvare sé stessa ( poiché Cristo l’ha salvata ) ma di portare al mondo il Cristo salvatore”.

Quest’anno la Commissione Evangelizzazione propone per domenica 6 agosto alle ore 17 un incontro-riflessione che riparte dal primo numero di “Diakonia” del 1960.

In quel contesto, alcuni nostri fratelli e sorelle, sollecitavano le nostre chiese ad uscire maggiormente dai templi per annunciare, in parole e azioni, la parola di salvezza che Dio ci ha affidato.

Allo stesso tempo chiedevano che i non-pastori avessero più spazio nelle chiese e potessero ricevere una formazione adeguata per poter svolgere il loro ministero nel mondo come credenti.

Siamo partiti da questa sfida ripercorrendo un po’ la storia della nostra chiesa e dei vari progetti diaconali che hanno ispirato e sono stati ispirati da questa riflessione.

Siamo convinti che siano spunti che ancora ci interrogano oggi e che ci provocano nuove domande: come vivere la nostra vocazione di credenti nel mondo di oggi, nel poco tempo che_ i tempi sempre più precari di lavoro e di vita ci lasciano? In che rapporto sta la nostra fede con il nostro lavoro, con le scelte che compiamo nel “mondo”?

Vogliamo parlarne insieme con Marco Jourdan, diacono della chiesa e curatore del libro il cui titolo ha dato il tema al nostro pomeriggio. Davide Rostan, pastore a Bobbio Pellice, avrà il compito di introdurre alcuni temi contenuti nel quaderno.

Michel Charbonnier, pastore a Torre Pellice introdurrà il pomeriggio e interverrà nella conversazione insieme alle altre componenti della Commissione: Carla Beux, Paola Gisola e Rossella Sappé, tutte con esperienza lavorativa in campo sociale.

Conversazione a più voci, dunque, a cui siete invitate/i per arricchire di contributi il dibattito.

Festa alla Casa delle Diaconesse

E’ consuetudine che l’ultima domenica di giugno ci sia la festa della Casa valdese delle Diaconesse.

Quest’anno è stato possibile ripeterla, anche se presso la Casa unionista di Torre Pellice e non nel giardino della struttura (per difficoltà logistiche che non hanno consentito di montare qui il tendone e garantire così l’adeguato riparo dal sole o dalla pioggia), dimenticando in parte così le difficoltà legate alla pandemia e soprattutto permettendo di rivivere uno scorcio di vita tornata alla normalità, nella quale, finalmente, si può trascorrere un po’ di tempo in buona compagnia.

Il Comitato della Casa delle Diaconesse aveva chiesto alla diacona Karola Stabaeus se sarebbe stato possibile avere come tema “il cibo” perché esso accomuna tutti gli esseri viventi in ogni luogo e in ogni epoca e accompagna tutti lungo l’intero corso della vita.

E’ necessario per la sopravvivenza, ma è anche essenziale per vivere momenti di socialità e condivisione, per consentire integrazione e comprensione.

Simboleggia benessere e vita ed è qualcosa per cui tutti dobbiamo esprimere riconoscenza prestando attenzione a non sprecarlo. Il cibo è un dono e ha una particolare valenza spirituale.

Le fotografie esposte rappresentavano bene la gioia degli ospiti della Casa delle Diaconesse di fronte a un gelato o l’impegno messo nel preparare i biscotti o l’allegra condivisione intorno a una tavola imbandita.

A Karola un particolare ringraziamento per la sua profonda predicazione.

E per rimanere in tema, dopo il culto c’è stato un momento di convivialità con un aperitivo che ha consentito ai presenti di trascorrere un momento di allegra socialità in attesa dell’estrazione per assegnare i premi della lotteria.

A tutti i presenti un ringraziamento sentito per aver permesso agli ospiti presenti di continuare a sentirsi parte della comunità di Torre Pellice.

Il venerdì precedente si è tenuto, al tempio di Torre Pellice e sempre dedicato alla Casa delle Diaconesse, un concerto del gruppo vocale Musikà, che ha saputo intrattenere con grande maestria il pubblico che si è dimostrato caloroso e attento.

La scelta del repertorio, le capacità vocali e la simpatia del gruppo hanno dimostrato come la musica possa veramente essere un linguaggio universale che può consentire a tutti di vivere un momento di piacevole svago.

L’armonia virtuosa del canto ha stimolato gli applausi, che hanno dimostrato il sentito gradimento da parte del pubblico.

Un ringraziamento va a tutti coloro che con le loro offerte, al concerto, al culto o con la lotteria, hanno contribuito ad avviare la realizzazione del nuovo camminamento che potrà rendere più accessibile il giardino della Casa delle Diaconesse agli ospiti della struttura e a tutti coloro che vorranno frequentarlo.

Come sta il Pellice?

Nel corso delle ultime stagioni estive abbiamo potuto notare con preoccupazione lo sviluppo imponente di alghe nel torrente Pellice.

La Commissione Ambiente del Comune di Torre Pellice ha preso contatti con l’Università di Torino, Dipartimento DiBIOS.

Un’équipe di ricercatori, coordinata dal Prof. Stefano Fenoglio, a partire da gennaio 2022, ha condotto dei monitoraggi mensili su diverse stazioni di campionamento per documentare lo stato della qualità dell’acqua del Torrente Pellice.

Il 6 ottobre 2022 Comune e Chiesa valdese di Torre Pellice hanno organizzato una prima serata di resoconto e riflessione sui dati parziali raccolti fino ad allora, e ora siamo tutti e tutte invitate lunedì 5 giugno alle ore 20.30 presso la Galleria Scroppo per la presentazione dei risultati definitivi della ricerca.

Noi e l’ambiente

Il 22 aprile si festeggia la Giornata mondiale della Terra, un evento planetario che riesce a coinvolgere, attorno ai temi della sostenibilità ambientale e della salvaguardia del Creato, circa un miliardo di persone. L’istituzione della Giornata si deve a John McConnel, attivista americano per la pace ed ecologista, che per primo propose alla Conferenza dell’Unesco del 1969 una giornata per celebrare la vita, la bellezza della Terra e per promuovere la pace. La prima giornata si concretizzò il 22 aprile del 1970 quando 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono in una manifestazione a difesa del Pianeta.
Oltre cinquant’anni dopo, la Terra si trova oggi in una fase particolarmente critica. A questo proposito, all’inizio di aprile, a Ginevra, è stato approvato il rapporto “Mitigation of climate change”, curato dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, ovvero il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici) che, in estrema sintesi, denuncia come il cambiamento climatico che stiamo vivendo sia il risultato di oltre un secolo di uso insostenibile dell’energia e delle risorse terrestri per alimentare stili di vita e sistemi produttivi esageratamente consumistici. Questo rapporto individua i settori che dovranno essere coinvolti in misura maggiore nel cambiamento verso la riduzione delle emissioni:
• le città e le aree urbane, che dovranno investire sulla mobilità, l’occupazione e sull’equità;
• l’industria, che dovrà puntare verso un uso più efficiente dei materiali, la riduzione degli sprechi e dei rifiuti, e il riciclaggio dei prodotti;
• l’agricoltura, gli allevamenti e la silvicoltura dovranno diventare più efficienti nella gestione delle risorse idriche ormai scarse e nella riduzione della produzione di metano, uno dei peggiori gas serra che incidono sul riscaldamento globale;
• Il settore energetico richiederà una rapida conversione verso l’uso di combustibili alternativi, maggiore elettrificazione dei trasporti e riduzione dei combustibili fossili.
Solo l’azione combinata e convinta di tutti i settori, da attuare nell’immediato, potrà – secondo questo studio – limitare il riscaldamento globale e le gravi conseguenze che questo porterà con sé. Ma, come afferma il medesimo rapporto, abbiamo la conoscenza e gli strumenti tecnici per attivarci in tal senso.

Noi e l’ambiente

Siccità: un fenomeno destinato a diventare ordinario.

Non lasciamoci ingannare dalle ultime precipitazioni del mese di marzo: febbraio 2023 ha registrato un deficit pluviometrico di circa l’80% in tutto il Piemonte, fatta eccezione per alcune zone alpine occidentali che, grazie alle recenti nevicate, hanno contenuto il deficit attorno al 40%.

È quanto emerge dagli ultimi dati rilevati dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, ente federativo che riunisce diverse agenzie incaricate di monitorare il territorio e l’ambiente.

Con la fine del mese di febbraio, si è chiuso anche l’inverno meteorologico 2022-2023, segnalato come il nono inverno più caldo degli ultimi 66 anni, che ha registrato anomalie continue sia dal punto di vista delle temperature che delle precipitazioni.

La situazione è ulteriormente peggiorata se raffrontata a quella registrata a fine febbraio 2022, complice anche un’estate con temperature record (che hanno anche drasticamente ridotto la dimensione dei bacini idrici e nevosi presenti) e siccità diffusa e duratura.

Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi mesi? Difficilmente si può considerare la siccità dell’estate 2022 come un fenomeno isolato.

L’aumento delle temperature dei prossimi mesi, che favorisce l’evaporazione e la carenza idrica che si protrae, lascia intendere quanto sia urgente prendere delle misure di intervento.

Occorre, per fare alcuni esempi, sviluppare sistemi di irrigazione meno dispendiosi, propendere per investire in colture più resistenti alla siccità, intervenire su acquedotti e tubazioni vetuste che disperdono oltre il 50% dell’acqua.

Certamente, si tratta di piani complessi da attuare e non di immediata resa.

Noi, da parte nostra, possiamo intanto fare attenzione ai consumi casalinghi, cercando di sprecare il meno possibile questa risorsa fondamentale.

Liceo Valdese e Jacopo Lombardini

Fare memoria.

Il Liceo valdese, unica scuola superiore rimasta in val Pellice, è un polo di formazione e cultura non solo sul territorio, ma anche per il territorio, e uno degli ambiti in cui si muove è quello della memoria storica.

A tal proposito tra aprile e maggio sono previste due iniziative per ricordare Jacopo Lombardini, particolarmente legato al Collegio valdese, perché quando arrivò a Torre Pellice impartì lezioni private ad alcuni studenti del Liceo, molti dei quali conobbe anche in veste di educatore presso il vicino Convitto valdese.

La classe quinta del Liceo valdese intende ricordare la figura di Jacopo Lombardini, antifascista, partigiano, valdese, deportato e ucciso a Mauthausen, con una Pietra d’inciampo in sua memoria.

Venerdì 21 aprile 2023 alle 17:30 verrà scoperta la pietra, realizzata dall’artista tedesco Gunter Demnig, posta davanti all’attuale Centro culturale valdese di Torre Pellice, ex Convitto valdese, ultima residenza di Lombardini prima di salire in montagna con i partigiani, essere catturato, deportato e ucciso a Mauthausen.

Sarà la prima pietra d’inciampo in val Pellice. Per questo, è stata lanciata una raccolta fondi su “Rete del Dono”.

Aiutateci a concretizzare questo e altri progetti di memoria storica per non dimenticare! Donare é semplice e veloce. Anche la più piccola donazione può fare la differenza.

Inoltre l’associazione Amici del collegio valdese e il Liceo valdese organizzano un “Pullman della memoria” aperto alla popolazione da martedì 16 a domenica 21 maggio 2023 lungo l’itinerario di Jacopo Lombardini, deportato e ucciso a Mauthausen il 24 aprile 1945.

Le tappe del viaggio toccheranno la caserma Ribet di Torre Pellice, la caserma Pettinatti di Luserna San Giovanni, le carceri nuove di Torino, i campi di smistamento di Fossoli e Bolzano, il museo del deportato di Carpi e i due campi di concentramento di Mauthausen e Gusen.

Sono previste visite guidate, letture e un recital su Jacopo Lombardini di Maura Bertin e Jean Louis Sappé.

SOS Rosarno

L’ultimo ordine dei prodotti di SOS Rosarno, consegnati nel dicembre scorso, non è stato qualitativamente all’altezza dei precedenti e ha suscitato numerose lamentele.

Ne siamo consapevoli e dispiaciuti, insieme agli instancabili animatori del progetto.

Vogliamo quindi darvi alcune spiegazioni affinchè l’entusiasmo che ha sempre sostenuto l’iniziativa non si affievolisca e non pesi in maniera significativa sul futuro.

Due i principali problemi che hanno penalizzato i prodotti arrivati sulle nostre tavole (oltre alla siccità estiva che aveva pesantemente inciso, per esempio, sulla qualità degli avocado e sulla quantità del pecorino stagionato): una carenza di personale, nonostante l’offerta di un corretto rapporto di lavoro, che ha costretto a turni massacranti i lavoratori disponibili, e l’ingerenza della grande distribuzione sui mezzi di trasporto che ha costretto le piccole realtà ad accontentarsi dei “buchi” liberi difficilmente programmabili, con conseguenze evidenti per la conservazione dei prodotti biologici.

Come sapete la battaglia per la legalità, per i salari equi, per la dignità e il rispetto dei diritti dei lavoratori nella piana di Gioia Tauro è sempre stata combattuta con determinazione da SOS Rosarno.

E Mediterranean Hope, con il suo Progetto Etika, sostiene da tempo SOS Rosarno mettendo la rete della chiese a disposizione della filiera. Il discorso etico è per noi un punto fermo cui vogliamo (e vorremmo con voi) continuare a dare sostegno, convinti che rappresenti anche un incoraggiamento per il superamento delle attuali difficoltà.

Con questa speranza vi invitiamo a non disertare il prossimo ordine; in linea di massima partirà a inizio febbraio con consegna tra metà e fine mese.

Vi daremo notizie tramite i soliti canali di comunicazione, ma ricordiamo che il mezzo migliore per restare aggiornati e ricevere tutte le informazioni è l’iscrizione alla mailing list http://tiny.cc/rosarno-valli.

Infine, un aggiornamento sull’utilizzo dei soldi in più che abbiamo ricevuto con gli ordini e che hanno raggiunto un importo considerevole: insieme alla CSD stiamo elaborando progetti per il nostro territorio, tra cui quello delle “luci per le biciclette” da destinare non soltanto ai migranti, ma a tutti i lavoratori che utilizzano mezzi privi di sicurezza.

Noi e l’ambiente

Iniziare l’anno con una buona notizia fa bene, e leggere che il buco nell’ozono si sta riassorbendo è una di quelle notizie da far circolare.

L’ultimo report ambientale delle Nazioni Unite ha previsto che, entro il 2060, i buchi (sì, perché sono più di uno) si rimargineranno.

L’ozonosfera è uno degli strati che compongono l’atmosfera, caratterizzato da una maggiore concentrazione di ozono, un gas serra presente in natura che ha la funzione di filtrare i raggi del sole, rendendoli meno aggressivi verso la Terra e verso la nostra pelle.

Inoltre, ha la capacità di trattenere il calore sulla superficie del Pianeta, impedendo che questa si raffreddi troppo.

Negli anni ’80, gli scienziati scoprirono che alcuni componenti chimici a base di cloro (CFC), utilizzati nell’industria, se sprigionati nell’atmosfera andavano ad interagire con l’ozono, riducendone la presenza e creando i famosi “buchi”.

Calcolati i rischi per noi e per la Terra, molti Stati – tra cui l’Italia – decisero di siglare il protocollo di Montréal per condividere azioni per ridurre le emissioni di CFC, dando origine a una delle campagne di mobilitazione ambientale più grandi dell’epoca.

I primi risultati furono già raccolti all’inizio degli anni 2000, dove le rilevazioni indicarono un aumento dei livelli di ozono con una riduzione delle lacerazioni che si erano create. Procedendo in questo senso, il processo sarà completato entro il 2060.

Questa notizia non ci deve indurre a credere che la crisi climatica che stiamo vivendo stia invertendo la rotta.

Le emissioni di altri gas, responsabili dell’aumento delle temperature, devono essere drasticamente contenute se vogliamo ottenere altri risultati.

Ma da questa vicenda possiamo imparare che, quando c’è una presa di coscienza forte su scala globale con l’interessamento di tutte le parti coinvolte, dai cittadini alle istituzioni, le soluzioni possono essere trovate e i risultati raggiunti.

L’azione collettiva, dove ognuno e ognuna di noi fa la sua piccola parte nel quotidiano, è il primo passo per contrastare la crisi climatica.

Giornate del patrimonio culturale metodista e valdese

L’11 e 12 marzo si svolgeranno le Giornate del patrimonio culturale metodista e valdese 2023.

L’obiettivo dell’iniziativa è di sensibilizzare e avvicinare alla cultura e alla memoria protestante il maggior numero di persone, aprendo le proprie porte attraverso attività che ciascuna realtà può liberamente scegliere (tempio aperto, concerti, mostre, eventi, seminari, laboratori, ecc.).

L’idea di dedicare una giornata al patrimonio culturale nasce in seguito alla lettura e allo studio delle prospettive espresse nella Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società, più nota come Convenzione di Faro, città portoghese nella quale fu siglata nel 2005.

Tale documento, ratificato in Italia nel settembre 2020, pone l’accento su alcuni concetti fondamentali – il ruolo delle comunità patrimoniali, l’attenzione ai diritti culturali e all’inclusione, l’accessibilità alla cultura – e rappresenta un punto di riferimento per un approccio più innovativo al patrimonio culturale.

La giornata è rivolta sia a chi già conosce la cultura metodista e valdese (membri di chiesa, dipendenti e collaboratori dei vari istituti, simpatizzanti, ecc.) sia a curiosi o persone che si avvicinano per la prima volta al mondo protestante.

A Torre Pellice, l’apertura straordinaria del tempio e il reading musicale di domenica 12 si inseriscono in questa chiave.

Per maggiori informazioni sulle Giornate, www.patrimonioculturalevaldese.org.

Messaggio assise FCEI 2022

Si è tenuta a Roma dal 29 ottobre al 2 novembre la seconda Assise della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), gli “stati generali” del protestantesimo italiano, che offre, ogni tre anni, la possibilità di un ampio confronto e una rinnovata collaborazione tra le diverse chiese protestanti in Italia. Eccone il messaggio conclusivo.

Messaggio conclusivo della II Assise della Federazione delle chiese evangeliche in Italia:

«Sentinella, a che punto è la notte? Sentinella, a che punto è la notte?».

La sentinella risponde: «Viene la mattina, e viene anche la notte. Se volete interrogare, interrogate pure; tornate un’altra volta».
(Isaia 21,11-12)

Come il profeta Isaia, che parlava in un tempo di deportazione, sofferenza e crisi, sappiamo di camminare in tempi bui e difficili.
Camminiamo nella notte quando nel nome del nazionalismo, degli interessi economici, delle appartenenze religiose scoppiano guerre che non riusciamo a fermare.

Camminiamo nella notte quando la terra che Dio ci ha affidato perché la custodissimo si desertifica, quando diventa arida e repellente, quando costringe i suoi abitanti a cercare rifugio in altri Paesi e in altri continenti. Quando milioni di persone non hanno cibo per sfamarsi, acqua per dissetarsi e irrigare i campi, accesso alle cure, a una casa dignitosa, all’istruzione, ai vaccini.

Camminiamo nella notte quando non riusciamo a dare speranza e fiducia alle nostre figlie e ai nostri figli, sempre più spesso convinti che il loro futuro sarà peggiore del nostro passato. Quando tante persone, giovani ed adulti, lavorano senza percepire il giusto salario; quando tanti immigrati sono sfruttati e talora trattati come schiavi privi di diritti umani fondamentali; quando le donne sono ferite, uccise o violate da un potere maschile violento e distruttivo; quando le persone sono discriminate, offese e persino uccise per la loro identità di genere e orientamento sessuale.

Camminiamo nella notte quando vediamo vacillare i principi fondamentali delle democrazie; quando oligarchi, magnati e demagoghi irrompono sulla scena pubblica e, nel nome del popolo, propagandano una pericolosa miscela di nazionalismo, sovranismo, militarismo, radicalismo.

E quando tutto questo limita i diritti umani, la libertà di parola e di coscienza; quando altera e manipola la verità; quando porta alla chiusura delle frontiere e a respingere immigrati e richiedenti asilo.

In questo tempo dobbiamo vigilare, consapevoli che Dio ci chiama a restare svegli, ad aprire occhi e cuore di fronte alle ingiustizie.
Non ci rassegniamo al pensiero dominante che pone al centro il profitto e il proprio interesse di individui, di popolo, di etnia.

Denunciamo gli atteggiamenti xenofobi e razzisti, le idee e la propaganda antisemite e le discriminazioni nei confronti di varie comunità di fede, prima tra tutte quella islamica, che riscontriamo nella società europea e anche italiana.

Ci adoperiamo per sostenere chi vacilla, chi chiede soccorso, chi ha bisogno di protezione. A questo prossimo e a questa prossima apriamo le porte delle nostre chiese, dei nostri centri di aiuto e di accoglienza; di fronte a loro testimoniamo che l’Evangelo che predichiamo e che ci muove si incarna in gesti concreti di giustizia, pace, salvaguardia del creato.

Nell’attesa dell’alba nuova del Regno di Dio, noi camminiamo in questo tempo di oscurità profonda, nella fiducia che colui che cammina con noi e illumina i nostri passi incerti è Gesù Cristo, “la luce del mondo” (Giovanni 9,5). Nel buio della falsità che si traveste da verità, noi annunciamo che “il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità” (Efesini 5,9).

Quando la vita di molti, di troppe, attraversa una galleria buia e tutto ciò che era familiare diventa ostacolo nell’oscurità, noi riaffermiamo che “la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta” (Giovanni 1,5).

Tutto questo non ci esime dal sentire sulla nostra coscienza il peso di tutto ciò che per noi è “peccato”: il peccato di non aver saputo costruire la pace e la giustizia, custodire con cura la buona creazione di Dio, testimoniare con gioia e concretezza la nostra speranza in Cristo che fa ogni cosa nuova.

Ma ci permette di vivere nella grazia e di camminare nella notte buia riconoscendo i tanti segni di speranza, i tanti germogli del Regno che viene, le tante voci che rompono il silenzio: l’interrogazione di chi chiede quanto è ancora lunga la notte, e la risposta fiduciosa della sentinella che ci conferma che il giorno verrà.

È questo il senso profondo della fede in Cristo che annunciamo: quando le tenebre sono più scure, immaginare la luce; dove regna lo sconforto, testimoniare la speranza; quando vincono la chiusura e gli egoismi, affermare l’accoglienza e la comunione; nel tempo dell’oppressione e della guerra, costruire la giustizia e la pace. “La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce” (Romani 13,12).