Vivere l’amore per il prossimo
Ama il tuo prossimo come te stesso. Ciò che facciamo concretamente per incarnare questo amore
Noi e l’ambiente
“Credo nel potere della preghiera. Serve a rafforzare la mia determinazione, mi ha aiutata a continuare a lottare per l’ambiente anche quando a volte sembra che nulla possa prevalere contro l’avidità e la corruzione di coloro che ricoprono posizioni di potere.
E poi prego affinché possiamo trovare un modo per raggiungere i loro cuori. Perché, a prescindere dalle avversità, dobbiamo continuare la lotta per salvare il più possibile di ciò che amiamo: la bellezza delle foreste e dei boschi, le praterie e le brughiere, le montagne e gli oceani, i parchi e i giardini e bordi lungo la strada dove i fiori selvatici crescono per fornire il nettare per le api e le farfalle.
Quindi in questo giorno, sto pregando quel gran potere spirituale che sento così fortemente nei luoghi selvaggi, per darmi la forza di fare la mia parte, per continuare a diffondere la consapevolezza che ognuno di noi ha un ruolo da svolgere, che ogni azione è importante, non importa quanto piccola possa sembrare. Questa è la mia preghiera.”
Con queste parole potenti, la nota etologa e conservazionista Jane Goodall ci invita a non demordere nel nostro percorso per diventare, o continuare a essere, “collaboratori e collaboratrici” del Creato.
Anche quando ci scoraggiamo di fronte alle ultime notizie in merito ai cambiamenti climatici e agli eventi catastrofici che ne conseguono, agli incendi che distruggono infiniti ettari di foreste, alle epidemie che colpiscono gli allevamenti e al continuo aumento delle emissioni, tanto per citare alcuni temi di estrema attualità, non dobbiamo cedere.
Esiste ancora una speranza di salvezza: non rinunciamo quindi nelle nostre piccole buone prassi (fare la raccolta differenziata, diminuire l’acquisto di beni non necessari, evitare l’eccessivo consumo di alimenti prodotti provenienti da allevamenti e agricoltura intensiva, scegliere di non spostarsi sempre con l’auto), documentiamoci presso fonti di informazione non sensazionalistiche e rimaniamo connessi e connesse con la natura che ci circonda e alla quale apparteniamo. Possiamo fare molto, con poco. Non dimentichiamolo.
Nuova energia per il nostro tempio!
A partire dal mese di settembre è entrato in funzione l’impianto fotovoltaico che abbiamo realizzato nel giardino del presbiterio.
Grazie all’energia fornita dal sole, il nostro impianto sta producendo energia elettrica rinnovabile a servizio del tempio del centro e del presbiterio, mentre un’altra parte dei pannelli installati produrrà energia elettrica per la Casa valdese.
La realizzazione di questo impianto fotovoltaico per la produzione di energia rinnovabile è stata fortemente voluta perché si ritiene fondamentale favorire il passaggio all’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, in una prospettiva di transizione energetica, considerata l’importanza della sostenibilità per orientarci verso un futuro migliore.
Conferenza “La guerra dei cento anni” sulla storia del conflitto israelo-palestinese
Nell’ambito della settimana mondiale per la pace in Palestina e Israele, iniziativa del Consiglio Ecumenico delle Chiese e fatta propria dal Sinodo 2024, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare mercoledì 18 settembre a una conferenza dal titolo “La guerra dei cento anni”, storia del conflitto fra Israele e Palestina, tenutasi nel tempio a Torre Pellice con relatore Paolo Naso, docente di Scienza politica all’Università Sapienza di Roma.
Il racconto che ci è dato d’ascoltare, arricchito da diapositive eloquenti e soprattutto da cartine geografiche di Israele nel tempo, parte dal lontano 1917 con il crollo dell’Impero Ottomano (turco) e con la spartizione delle terre fra Inglesi e Francesi. La regione palestinese diventa un protettorato inglese. Nel frattempo l’Inghilterra è favorevole affinché in quei territori si formino nuclei di popolazione ebraica (kibbutz) per lo più proveniente dai più disparati continenti, Europa o America, sulla scia del movimento sionista, attivo dalla fine dell’800 e tendente a garantire uno Stato per gli ebrei.
Con la fine della seconda guerra mondiale, culminata con la Shoà, il movimento sionista reclama una terra sicura incrementando la colonizzazione della Palestina. Nel 1947 l’Assemblea dell’ONU approva una risoluzione secondo la quale il territorio della Palestina sarebbe stato ripartito quasi equamente fra ebrei e palestinesi creando due unità distinte. Vale ora la pena di dare alcuni numeri per capire di quale territorio si stia parlando: Israele misura dal nord al sud 470 Km e, nel suo punto più ampio, da est a ovest 135 Km per una superficie complessiva equivalente alla nostra regione Toscana. Attualmente la popolazione è di circa 10 milioni di ebrei e 2 milioni di palestinesi.
La risoluzione ONU, prima citata, è accettata dagli ebrei ma rifiutata dal popolo palestinese e dagli stati arabi amici. Se anche la compagine araba avesse accettato la risoluzione forse avremmo avuto un’altra evoluzione dei fatti, ma purtroppo la Storia non si fa con i se. Ed è così che l’anno successivo (1948) il movimento sionista proclama lo stato di Israele scatenando una guerra degli stati arabi confinanti (Egitto, Giordania, Siria) che viene disastrosamente persa da questi ultimi dando a Israele un maggior controllo del territorio con la scacciata di circa 700 mila palestinesi costretti a trasferirsi in campi profughi (ancora oggi esistenti) nei paesi confinanti. Nel 1967 abbiamo la guerra dei sei giorni, vinta da Israele in seguito a una seria minaccia dei paesi arabi, la quale permette agli israeliani di giungere a Gerusalemme, fino ad allora riconosciuta fuori dalla spartizione, e di occupare anche la Cisgiordania e Gaza. Negli anni successivi si alternano momenti di tranquillità ad altri di grande tensione come la guerra dello Yom Kippur, nel 1973, gli accordi di Camp David nel 1978 e lo scoppio della prima intifada nel 1986. Nel 1993 sembra di essere molto vicini a una buona pace con l’accordo di Oslo fra Rabin, primo ministro israeliano, e Arafat, a capo dell’OLP palestinese, con il quale vengono riconosciuti i diritti dei palestinesi su Cisgiordania e Gaza ma non viene risolto il problema degli insediamenti israeliani in Cisgiordania (attualmente si parla di oltre 600 mila israeliani in più di 150 insediamenti). Due anni dopo Rabin viene assassinato da un integralista ebreo, a dimostrazione di quanto sia difficile seminare la pace e di quanto dobbiamo diffidare dagli integralismi. La storia degli anni successivi è caratterizzata dalla sconfitta dell’OLP di Arafat a favore della fazione integralista di Hamas in Gaza e di Fatah in Cisgiordania. Nel 2005 Israele si ritira totalmente da Gaza ma continua a potenziare le colonie in Cisgiordania. Hamas continua una guerra latente contro Israele lanciando missili dalla striscia di Gaza. In Israele si costituisce un governo di ultradestra con Netanyahu, che non crea certamente distensione con la controparte, fino a giungere al 7 ottobre del 2023 con l’incursione di Hamas nel territorio israeliano, al confine di Gaza, e relativa carneficina di oltre mille israeliani e il sequestro di centinaia di prigionieri con conseguente guerra israeliana nei confronti della striscia di Gaza (si dice 40.000 morti) e ora anche contro Hezbollah del sud del Libano. A conclusione del racconto della storia di Israele, si è riflettuto su alcuni possibili scenari possibili per il futuro.
1) Una pace che preveda uno stato unico in cui vengano riconosciuti a tutti gli stessi diritti.
2) Due stati, uno palestinese e uno israeliano, reciprocamente riconosciuti.
3) Una situazione di status quo con presente un conflitto a bassa intensità.
4) Un proseguire della guerra in atto con conseguenze poco prevedibili ma certamente con un allargamento del conflitto a tutta l’area ad altissimo rischio.
Gli interrogativi rimangono aperti. La serata si è conclusa con la proposta di una colletta che vada ad alimentare il finanziamento alle organizzazioni presenti sul territorio che stanno predisponendo e attuando progetti di riconciliazione fra le diverse fazioni partendo dal basso, nella consapevolezza che soltanto alimentando una cultura di accoglienza, rispetto e convivenza si possa garantire un futuro contro l’odio e gli integralismi.
“La registrazione audio e i materiali distribuiti durante l’incontro sono disponibili su richiesta a pastore@torrepellice.chiesavaldese.org“
Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace
Il Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI), in collaborazione con la Rivista e Centro Studi Confronti, ha deciso di lanciare una sottoscrizione per gli aiuti umanitari per Gaza e attivare progetti di dialogo per la convivenza e la pace tra israeliani e palestinesi, con il motto “Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace”.
Il progetto si basa su esperienze consolidate come “Semi di Pace” e “Fiori di Pace”, mirate alla riconciliazione tra comunità in conflitto, portata avanti da Confronti e coinvolge, oltre a istituzioni evangeliche, esponenti di associazioni musulmane, ebraiche ed ecumeniche da anni impegnate anche il loco, a promuovere il dialogo tra le parti in conflitto.
La FCEI «lancia un appello alle chiese, alle associazioni ecumeniche e interreligiose, e a tutte e tutti gli individui desiderosi di sostenere progetti di dialogo “dal basso”, alle fondazioni e alla società civile italiana, affinché contribuiscano a questo progetto sulla base della parola d’ordine che ci siamo dati: “Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace”.
L’iniziativa nasce dalla volontà di dare una risposta all’impotenza che tanti e tante abbiamo di fronte a questa tragedia: in primo luogo con una sottoscrizione in favore di chi sta continuando a fornire assistenza fra difficoltà inenarrabili, in secondo luogo favorendo tutte le possibili occasioni di riflessione.
Per coordinare le attività legate al progetto è stato istituito un gruppo di lavoro presieduto da Debora Spini, gruppo che include rappresentanti di comunità evangeliche, musulmane, ebraiche ed ecumeniche impegnate a promuovere il dialogo e la convivenza pacifica.
“Vogliamo sostenere queste realtà, contribuendo a riavviare il loro lavoro e perseguendo un duplice scopo: aiutare l’opinione pubblica italiana a comprendere la complessità della situazione e offrire a questi attivisti un luogo sicuro di incontro – ha dichiarato Spini nell’intervista di lancio dell’iniziativa – . Siamo per il realismo della ragione, del dialogo e delle soluzioni politiche. Occorre guardare avanti, costruendo la pace anche quando sembra lontana”.
La FCEI rivolge l’appello a costruire un’ampia convergenza di individui, comunità, associazioni, gruppi, opere, disponibili ad “attraversare il conflitto” nella linea della “equivicinanza” ai due popoli, richiamandosi al documento della Commissione Studi Dialogo Integrazione della stessa federazione. In quest’ottica “cercheremo di sostenere le donne e gli uomini che, dall’una e dall’altra parte, si impegnano per una pace vera, che abbatta i muri dell’antisemitismo, dell’islamofobia e di ogni altra espressione dell’odio e del razzismo”.
Puoi versare il tuo contributo straordinario sia direttamente tramite l’IBAN alla FCEI, sia appoggiandoti al Concistoro della Chiesa valdese di Torre Pellice (in questo secondo caso è possibile beneficiare della defiscalizzazione dell’offerta): in busta chiusa al presbiterio, all’anziano/a del tuo quartiere o ai culti domenicali, oppure sul conto corrente della chiesa (nel riquadro qui sotto). In ogni caso ti raccomandiamo di specificare la finalità della donazione: “Fermiamo l’odio”.
Per donare:
causale “Fermiamo l’odio”
C/C intestato a Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Banca Unicredit – Via Vittorio Emanuele Orlando, 70, 00185 Roma
IBAN : IT26X0200805203000104203419
BIC: Bic/swift: UNCRITM1704
Oppure
C/C Intestato a Concistoro Chiesa Valdese di Torre Pellice
IBAN : IT46 W 02008 31070 000001335311
Progetto Interculturalità
Una bella serata di dialogo e di fraternità al di là delle culture, delle provenienze e delle fedi; una cena marocchina cucinata insieme, aperta a tutt* per sostenere le iniziative della nostra diaconia.
Un percorso iniziato all’indomani della pandemia quando, per tornare a vivere una socialità attiva, abbiamo ritenuto importante creare occasioni e spazi d’incontro tra componenti diversi della popolazione che l’isolamento aveva ulteriormente penalizzato.
Abbiamo quindi iniziato a organizzare pomeriggi di gioco e merenda per fare in contrare anche quei bambini e quelle bambine che normalmente non si sarebbero incontrati.
È stato l’inizio di una bella amicizia anche fra gli adulti e sono nate tante iniziative: gli incontri per cucire insieme, la scuola di italiano e, da ultimo, il corso di cucina culminato nella convivialità della cena del 28 giugno.
La coreografica e accurata esposizione dei vari piatti è stato l’esito conclusivo della preparazione – durata due giorni – di un menù arricchito continuamente (per riguardo agli ospiti!), secondo le intenzioni e le direttive di Saadia che, con instancabile attivismo ha cucinato e coordinato la “sua squadra” e le volontarie del corso.
Queste, non ancora padrone dell’efficiente e creativa gestualità delle donne marocchine, hanno contribuito con entusiasmo alle preparazioni di base, ai riordini e al servizio a tavola, in un clima di solidarietà, empatia e allegria.
Ritrovarsi a cena per costruire l’inclusione
Una bella serata di dialogo e di fraternità al di là delle culture, delle provenienze e delle fedi; una cena marocchina cucinata insieme, aperta a tutt* per sostenere le iniziative della nostra diaconia.
Un percorso iniziato all’indomani della pandemia, che ci aveva rinchiuso ancora di più nelle nostre bolle: ci è sembrato importante creare intenzionalmente occasioni e spazi per incontrarci, pezzi diversi di popolazione, pezzetti di tessuto sociale diversi che la pandemia aveva allontanato ancora di più gli uni deglli altri.
E quindi abbiamo iniziato a organizzare dei pomeriggi di gioco e merenda per fare incontrare anche quei bambini e quelle bambine che normalmente non si incontrerebbero.
Ed è stato l’inizio di una bella amicizia anche fra gli adulti, e sono così nate tante belle iniziative: gli incontri per cucire insieme, la scuola di italiano, e da ultimo il corso di cucina. Un modo, anche, per offrire oltre che ricevere, ed essere tutti e tutte protagoniste della costruzione di una società più bella, più ricca, più coesa.
A volte questo passa anche attraverso le piccole cose. Soprattutto quando sono fatte insieme.
GPA: Gestazione Per Altri
Il 21 aprile un discreto pubblico si è interrogato sul tema “gestazione per altri” guidato da Libero Ciuffreda, oncologo membro della FCEI e Silvia Rostain avvocata membro della commissione bioetica BMV nell’incontro organizzato dall’Unione Femminile di Torre Pellice e dal Consiglio del 1° circuito.
Sgombrato il campo dalle incertezze semantiche e definita con chiarezza l’importanza delle parole nell’affrontare un tema complesso e ostico, che va a coinvolgere etica, morale, scienza, società, politica e fede, si è potuto almeno delimitare i contorni del problema.
I due relatori sono stati precisi e efficaci e Karola Stobäus e Davide Rostan hanno ben coordinato gli interventi che si sono susseguiti, intenti a stimolare la discussione; spiace fossero assenti le fasce di età e sociali congruenti con il tema.
Che il pomeriggio abbia smosso le coscienze lo si è notato dai capannelli creatisi al termine dell’incontro, quando ci si è continuati a interrogare su una tematica che coinvolge molte figure differenti oltre a colpirci emotivamente, al di là di chiusure ideologiche oppure fideistiche come il pontificio documento Dignitas Infinita.
In un momento storico in cui il nostro Paese vive un forte e generalizzato reflusso, dove la realtà nazionale politica è a maggioranza ben differente da quanto noi vorremmo, dobbiamo compattarci, per quanto sempre più deboli, e difendere quanto ci vuole essere tolto o fortemente limitato (aborto) e insistere perché unioni civili e adozioni in coppie omogenitoriali vengano regolamentate da buone leggi.
Senza dimenticare il fine vita che l’andazzo governativo tende a ignorare o, come per gli altri temi etici, a sminuirne l’impatto e l’importanza. Indispensabile una medicina sociale che si occupi di chi c’è e delle difficoltà a curarsi nel senso più basico, e che i nostri sforzi vadano alla difesa del Sistema Sanitario Nazionale sempre più in difficoltà in una popolazione impoverita nei servizi, e non solo, e poco sensibile a tematiche “alte”.
Trovare i modi di coinvolgere le persone è dovere di tutti in tutti i campi di convivenza civile; ed è un dovere difendere i diritti che si vogliono comprimere, subdolamente.
Di GPA è utile parlarne per interrogarci, per ora null’altro.
Famiglie in cammino
Giovedì 18 Aprile ho partecipato ad una interessante serata dal titolo “Affettività e sessualità – affrontare i cambiamenti mantenendo dialogo e connessione genitori e figli”, terzo incontro organizzato all’interno del progetto “Famiglie in cammino” promosso da diversi Enti del territorio impegnati nel sociale, tra cui la Chiesa Valdese.
Nella sala del Centro Famiglie di Torre Pellice, genitori, educatori, educatrici, insegnanti e simpatizzanti hanno avuto la possibilità di dialogare con la Psicoterapeuta Silvia Spinelli, meglio conosciuta sui social come La Psicologa Silvia.
La Dottoressa Spinelli, in due ore circa e partendo dalle nostre domande, è riuscita a toccare corde importanti e intime dando ai presenti parecchi spunti di riflessione.
Uno dei primi argomenti su cui ci ha fatto confrontare è stato quello dell’imbarazzo, forse risultato del retaggio culturale ed educativo da cui proveniamo.
E’ emerso infatti come anche chi ritiene di avere una mentalità aperta e di essere pronto senza problemi ad affrontare “questi argomenti”, si trovi in difficoltà a dialogare con i propri figli e le proprie figlie o come dicono loro, possa risultare “cringe”.
Con il suo approccio aperto e ironico, pur sempre molto professionale e profondo, la Dott.ssa Spinelli è riuscita ad analizzare una serie di questioni conducendoci ad un concetto base: tutto quello che riguarda l’argomento della sessualità e degli affetti e che in generale dovrebbe essere presente in tutte le relazioni, è la comunicazione.
Saper ascoltare, senza necessariamente dover giudicare, potrebbe essere quel famoso ingrediente segreto che ogni genitore che si approccia ad un figlio o una figlia adolescente (o pre adolescente) vorrebbe saper utilizzare.
Abbiamo inoltre riflettuto su come il detto “prima il dovere poi il piacere”, che spesso dirige le nostre esistenze, influenzi anche il nostro approccio alla sessualità, come se non meritassimo di poter godere di qualcosa di bello, importante ed impattante e che dimostrarsi troppo spensierati rispetto all’argomento ci renda in qualche modo colpevoli.
In ultimo abbiamo affrontato la questione dal punto di vista dell’orientamento sessuale ed è emerso come molti giovani oggi siano confusi rispetto alla loro sessualità e preferiscano descriversi come fluidi, piuttosto che incasellarsi in una definizione.
Nonostante sembri che alcuni di loro vivano la questione in modo normale e spensierato, la platea ha comunque sottolineato come ancora tanti giovani subiscano discriminazioni o vengano bullizzati rispetto alle proprie scelte sessuali e di come sia importante per tutti gli attori coinvolti aiutarli e proteggerli.
Credo che occasioni come queste, aperte anche alle famiglie e non solo agli addetti ai lavori, siano molto importanti per creare una comunità consapevole, capire che non siamo soli e per far crescere noi genitori insieme ai nostri figli e alle nostre figlie.
Flip&Friends. Il (buon) gusto della solidarietà
Il 10 aprile si è svolta a Villar Pellice la seconda edizione della Cena Solidale proposta da 4 eccelsi cuochi guidati dallo chef Walter Eynard.
Con il grande aiuto dei negozi e aziende della Valle che hanno regalato i loro prodotti, una deliziosa cena è stata proposta ai commensali riuniti presso la sala polivalente di Villar Pellice.
Come l’anno scorso un contributo di almeno 50€ è stato richiesto per finanziare i progetti di aiuto alle famiglie in difficoltà economica della Valle (pacchi alimentari, trasporti per i ragazzi delle scuole superiori , sportello di ascolto).
Una bella serata d’incontro, di chiacchiere nello spirito comunitario.
Un ringraziamento particolare alle giovani volontarie che con il loro sorriso ci hanno allietato la serata.
Naturalmente ringraziamo lo staff che ha preparato e servito questa magnifica cena e la quarantina di partecipanti sensibili al tema della solidarietà.
Speriamo di poter riproporre quest’iniziativa l’anno prossimo, augurandoci di trovarvi numerosi.