Istruzione femminile valdese nell’Ottocento

E’ importante, ogni tanto, ristudiare la nostra storia passata.

Per questo siamo davvero grati a Sara Rivoira che nel pomeriggio del 24 settembre, ai Coppieri, ci ha illustrato in un’efficace sintesi la realtà dell’istruzione nelle nostre valli nell’800, con particolare riguardo a quella rivolta al mondo femminile.

Già a metà del ‘700 esisteva una rete di scuole elementari di quartiere e di capoluogo, condotte dai régents, per bambine e bambini.

Importante era imparare a leggere per potersi avvicinare alla Bibbia.

Proprio il 17 settembre scorso è stata festeggiata la ristrutturazione dell’antico tempio-scuoletta del Ciarmis.

Ma è nei primi decenni dell’800 che il sistema scolastico venne ampliato e riorganizzato grazie al contributo economico e programmatico dei comitati delle chiese protestanti inglesi e olandesi e di alcuni benefattori quali William Gilly e Charles Beckwith.

Per alfabetizzazione di base, in realtà, le valli valdesi non costituivano un “unicum”, ma senza dubbio disponevano di un numero di scuolette (fino a 170) assolutamente superiore rispetto ad altre zone montane.

L’istruzione secondaria, però, era destinata solo ai ragazzi, mediante una Ecole générale volta a fornire le basi della cultura classica ai giovani che avrebbero intrapreso la carriera pastorale e una scuola Normale per la formazione dei maestri.

Nel 1831 fu fondato a Torre Pellice il Collegio, auspicato e sostenuto soprattutto dal Gilly. Alle ragazze era ovviamente preclusa la frequentazione di queste scuole.

Nella prima metà dell’800, tuttavia, si sentì l’esigenza di dotare anche le adolescenti di una formazione e di competenze (dalla lettura e scrittura in italiano e in francese al cucito e ricamo, dall’aritmetica al comportamento e al governo della casa) che permettessero loro di poter trovare lavoro “a servizio” in città e soprattutto di diventare buone madri di famiglia.

Grazie a finanziamenti esteri, nel 1826 furono aperte le prime scuole femminili valdesi – les écoles des filles – (per la prima volta con insegnanti donne), per fanciulle dai 10 ai 16 anni, che furono discretamente frequentate e rimasero aperte fino al 1911 quando l’istruzione passò in mano allo Stato unitario.

L’attenzione particolare che Beckwith prestò all’istruzione femminile lo portò nel 1837 a fondare un istituto superiore per le ragazze valdesi di famiglia agiata, il Pensionnat.

Oltre alle varie materie, insegnate in modo più approfondito, era dato molto spazio agli ideali di ordine, moralità e religiosità appropriati per delle future mogli di pastore o di uomini di alta condizione.

Il Pensionnat si chiuse nel 1908 con l’apertura – a fine ‘800 – del Collegio valdese alla frequenza femminile.

Un discorso a parte merita l’Ecole des filles pauvres, la cui storia è stata con grande sensibilità rievocata da Gabriella Ballesio e da un pronipote di Georges Appia domenica 8 ottobre, in occasione dell’inaugurazione di una appropriata targa al vecchio presbiterio dei Coppieri.

Presenti anche diversi membri della Société di Ginevra Louis Appia (medico, fratello di Georges e cofondatore della Croce Rossa).

Negli stessi anni in cui a Torre fu aperto l’Orphelinat che assicurava un’istruzione elementare, il pastore Georges Appia fondò l’Ecole des filles pauvres per accogliere le fanciulle di famiglie particolarmente indigenti.

La scuola – diretta da Giuseppina Berio d’Espine, donna generosa e sensibile che era entrata con il marito nella chiesa valdese – per più di dieci anni assicurò una formazione adeguata a molte ragazze che spesso, poi, trovarono impiego all’estero come domestiche presso famiglie importanti.

Ancora una volta i principi educativi erano: lavoro, rettitudine, coscienza.

Noi e l’ambiente

Anche quest’anno abbiamo deciso di aderire come chiesa di Torre Pellice, sempre insieme alle chiese di Villar e Bobbio, e di invitarvi convintamente a tirarvi su le maniche e partecipare all’Edizione 2023 di Puliamo il mondo. Perché ha molto a che fare anche con la nostra fede.

Puliamo il Mondo è l’edizione italiana di Clean up the World, il più grande appuntamento di volontariato ambientale a livello planetario, con circa 3.000.000 di persone coinvolte ad ogni edizione.

È un’iniziativa di cura e pulizia del territorio, coordinata in Italia da Legambiente, con la collaborazione di associazioni, amministrazioni cittadine ed enti locali.

Con Puliamo il Mondo si vuole invitare la società civile ad essere protagonista di un impegno condiviso per difendere il territorio dal degrado, permettendo ad ognuno di noi sia di fare un piccolo gesto per riappropriarsi di un angolo del nostro Paese, sia di comprendere meglio che il primo passo da fare, per evitare il degrado ambientale, è non sporcare.

Dunque, vi diamo appuntamento per questo importante gesto di cura del creato per sabato 21 ottobre alle 14.30 davanti
alla Casa Unionista. Segnatevi la data!

Conversazioni su fede e testimonianza e nel mondo

E’ stato un bel pomeriggio il 6 agosto 2023.

Talmente bello che ci siamo ritrovati molto numerosi sul piazzale del tempio, all’ombra dei due grandi alberi che con la loro sola presenza comunicano gioia e riconoscenza. L’incontro aveva come tema: “Diaconia e esistenza della chiesa.

“Questo è anche il titolo di un volume Claudiana del 1960, con sottotitolo: “Il compito della chiesa non è quello di vivere per sé, ma di vivere per il mondo, non di salvare sé stessa (poiché Cristo l’ha salvata) ma di portare al mondo il Cristo salvatore “, che ha guidato la riflessione della Commissione Evangelizzazione della nostra chiesa locale per l’incontro di quella bella domenica pomeriggio.

Anche l’esperienza del Tempio Aperto, le domande dei visitatori di passaggio, curiosi della nostra storia, del nostro modo di tentare di parlare della nostra fede e dell’amore del Signore per tutto il suo creato, ci ha stimolati a scegliere questo tema.

Una cosa è apparsa subito molto chiara: non eravamo lì per ascoltare una conferenza ma bensì per riflettere insieme sul nostro essere chiesa che non può non occuparsi di diaconia.

Eravamo tutti pieni di aspettative, pronti a metterci in gioco, partecipando ad un incontro che ci invitava a parlare della nostra vocazione di credenti nel mondo di oggi.

La domanda sottesa era impegnativa: “Come vivere la nostra vocazione di credenti nel mondo di oggi? In che rapporto sta la nostra fede con le scelte che compiamo nel mondo? Chiesa e diaconia sono due realtà separate?”.

Non essendo una conferenza ma un pomeriggio di ricerca comunitaria, i “relatori/trici” sono stati i membri stessi della commissione evangelizzazione: Carla Beux , Michel Charbonnier, Paola Gisola, Rossella Sappé, con la presenza fondamentale di Marco Jourdan che ha partecipato in passato alla stesura del libro Claudiana.

Ha coordinato l’incontro il pastore Davide Rostan.

Il pomeriggio si è dipanato su questi temi con numerosi interventi del pubblico, che, dati i diversi luoghi di provenienza, hanno presentato storie di interventi diaconali diversi, con risposte differenti a seconda dei contesti, hanno portato esperienze di difficoltà, ma evidenziando che quello che ci spinge come credenti è la ricerca della nostra relazione con Gesù Cristo e la consapevolezza che abbiamo bisogno di esserne testimoni.

La diaconia è uno dei modi che ci consentono di metterci in rapporto fraterno con gli altri, con tutti gli altri.

Perchè viviamo in mezzo a sorelle e fratelli con i quali non possiamo non condividere una parte della nostra vita, con i quali possiamo tentare dei rapporti di solidarietà e di vicinanza, soprattutto con chi si trova in difficoltà.

Chiesa e diaconia non sono due realtà separate.

Possiamo cercare di agire in risposta all’amore ricevuto dal Signore.

Oltre ad agire e vivere nell’amore del Signore dovremmo parlarne senza timidezza.

Questo è annunciare la Parola del Signore.

Ma qui il compito è immenso e tocca a ognuna ed ognuno di noi.

Serata pubblica del Sinodo

Voci di donne e musica di donne: Daniela di Carlo, pastora valdese; Asmae Dachan, giornalista italo-siriana, docente, fotografa, poeta e scrittrice, esperta di diritti umani e di dialogo interreligioso; Annalisa Camilli, giornalista che si occupa di immigrazione e crisi umanitarie; Magali Gonnet, musicista, organista, insegnante. Conclusioni della moderatora Alessandra Trotta; queste le protagoniste della serata pubblica del 21 agosto scorso, moderata dalla giornalista Susanna Ricci.

Il titolo, “Oppressione, resilienza, trasformazione: donne nello spazio pubblico”, ovvero: parlare di donne significa parlare di trasformazione
del mondo. E così è stato negli interventi intensi e profondi, perché nella diversità dei linguaggi e delle esperienze sono emersi forza, tenacia e l’esercizio collettivo del coraggio.

Daniela di Carlo ha raccontato i passi di questo tempo nuovo, adatto per vedere, dire, contrastare, cambiare; ha fatto affiorare la rete virtuale tra uomini e donne, tessuta dalle donne, una rete internazionale che mette insieme i soggetti oppressi e sposta il mondo.

Asmae Dachan ha parlato come osservatrice e studiosa dei Paesi che riesce a visitare.

Ha raccontato la sofferenza che ha visto, dall’Etiopia con la guerra nel Tigrai, alla Tanzania dove le donne hanno in comune con l‘Etiopia lo sfruttamento delle lavoratrici domestiche che vanno a lavorare nei ricchi Paesi del Golfo e, come schiave, perdono i sogni, il riposo, il passaporto e i cellulari (sequestrati). Senza dimenticare la Siria, paese natale, da sempre terra d’arrivo, che ha dovuto fare i conti con guerra, terrorismo e fuga di massa.

Ma Asmae non ha parlato soltanto di oppressione, ha citato anche la resilienza di donne che, ovunque, hanno imparato a fare rete, si sono rimboccate le maniche e prendendo il dolore tra le mani l’hanno trasformato per proteggere le nuove generazioni. Infine Annalisa Camilli ha avviato la sua testimonianza a partire da una domanda e una constatazione: nonostante il protagonismo femminile e la presenza nei posti di potere, le donne continuano a essere uccise, violentate, stuprate. E ha ricordato le vittime per nome perché ricordarle significa sottrarle all’invisibilità.

Per gli intervalli musicali, Magali Gonnet ha scelto quattro donne e le loro composizioni per pianoforte (tre di epoca romantica e una di epoca contemporanea).

Diaconia ed esistenza della chiesa

“Il compito della chiesa non è quello di vivere per sé, ma di vivere per il mondo, non di salvare sé stessa ( poiché Cristo l’ha salvata ) ma di portare al mondo il Cristo salvatore”.

Quest’anno la Commissione Evangelizzazione propone per domenica 6 agosto alle ore 17 un incontro-riflessione che riparte dal primo numero di “Diakonia” del 1960.

In quel contesto, alcuni nostri fratelli e sorelle, sollecitavano le nostre chiese ad uscire maggiormente dai templi per annunciare, in parole e azioni, la parola di salvezza che Dio ci ha affidato.

Allo stesso tempo chiedevano che i non-pastori avessero più spazio nelle chiese e potessero ricevere una formazione adeguata per poter svolgere il loro ministero nel mondo come credenti.

Siamo partiti da questa sfida ripercorrendo un po’ la storia della nostra chiesa e dei vari progetti diaconali che hanno ispirato e sono stati ispirati da questa riflessione.

Siamo convinti che siano spunti che ancora ci interrogano oggi e che ci provocano nuove domande: come vivere la nostra vocazione di credenti nel mondo di oggi, nel poco tempo che_ i tempi sempre più precari di lavoro e di vita ci lasciano? In che rapporto sta la nostra fede con il nostro lavoro, con le scelte che compiamo nel “mondo”?

Vogliamo parlarne insieme con Marco Jourdan, diacono della chiesa e curatore del libro il cui titolo ha dato il tema al nostro pomeriggio. Davide Rostan, pastore a Bobbio Pellice, avrà il compito di introdurre alcuni temi contenuti nel quaderno.

Michel Charbonnier, pastore a Torre Pellice introdurrà il pomeriggio e interverrà nella conversazione insieme alle altre componenti della Commissione: Carla Beux, Paola Gisola e Rossella Sappé, tutte con esperienza lavorativa in campo sociale.

Conversazione a più voci, dunque, a cui siete invitate/i per arricchire di contributi il dibattito.

Noi e l’ambiente

Il 22 aprile si festeggia la Giornata mondiale della Terra, un evento planetario che riesce a coinvolgere, attorno ai temi della sostenibilità ambientale e della salvaguardia del Creato, circa un miliardo di persone. L’istituzione della Giornata si deve a John McConnel, attivista americano per la pace ed ecologista, che per primo propose alla Conferenza dell’Unesco del 1969 una giornata per celebrare la vita, la bellezza della Terra e per promuovere la pace. La prima giornata si concretizzò il 22 aprile del 1970 quando 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono in una manifestazione a difesa del Pianeta.
Oltre cinquant’anni dopo, la Terra si trova oggi in una fase particolarmente critica. A questo proposito, all’inizio di aprile, a Ginevra, è stato approvato il rapporto “Mitigation of climate change”, curato dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, ovvero il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici) che, in estrema sintesi, denuncia come il cambiamento climatico che stiamo vivendo sia il risultato di oltre un secolo di uso insostenibile dell’energia e delle risorse terrestri per alimentare stili di vita e sistemi produttivi esageratamente consumistici. Questo rapporto individua i settori che dovranno essere coinvolti in misura maggiore nel cambiamento verso la riduzione delle emissioni:
• le città e le aree urbane, che dovranno investire sulla mobilità, l’occupazione e sull’equità;
• l’industria, che dovrà puntare verso un uso più efficiente dei materiali, la riduzione degli sprechi e dei rifiuti, e il riciclaggio dei prodotti;
• l’agricoltura, gli allevamenti e la silvicoltura dovranno diventare più efficienti nella gestione delle risorse idriche ormai scarse e nella riduzione della produzione di metano, uno dei peggiori gas serra che incidono sul riscaldamento globale;
• Il settore energetico richiederà una rapida conversione verso l’uso di combustibili alternativi, maggiore elettrificazione dei trasporti e riduzione dei combustibili fossili.
Solo l’azione combinata e convinta di tutti i settori, da attuare nell’immediato, potrà – secondo questo studio – limitare il riscaldamento globale e le gravi conseguenze che questo porterà con sé. Ma, come afferma il medesimo rapporto, abbiamo la conoscenza e gli strumenti tecnici per attivarci in tal senso.

Liceo Valdese e Jacopo Lombardini

Fare memoria.

Il Liceo valdese, unica scuola superiore rimasta in val Pellice, è un polo di formazione e cultura non solo sul territorio, ma anche per il territorio, e uno degli ambiti in cui si muove è quello della memoria storica.

A tal proposito tra aprile e maggio sono previste due iniziative per ricordare Jacopo Lombardini, particolarmente legato al Collegio valdese, perché quando arrivò a Torre Pellice impartì lezioni private ad alcuni studenti del Liceo, molti dei quali conobbe anche in veste di educatore presso il vicino Convitto valdese.

La classe quinta del Liceo valdese intende ricordare la figura di Jacopo Lombardini, antifascista, partigiano, valdese, deportato e ucciso a Mauthausen, con una Pietra d’inciampo in sua memoria.

Venerdì 21 aprile 2023 alle 17:30 verrà scoperta la pietra, realizzata dall’artista tedesco Gunter Demnig, posta davanti all’attuale Centro culturale valdese di Torre Pellice, ex Convitto valdese, ultima residenza di Lombardini prima di salire in montagna con i partigiani, essere catturato, deportato e ucciso a Mauthausen.

Sarà la prima pietra d’inciampo in val Pellice. Per questo, è stata lanciata una raccolta fondi su “Rete del Dono”.

Aiutateci a concretizzare questo e altri progetti di memoria storica per non dimenticare! Donare é semplice e veloce. Anche la più piccola donazione può fare la differenza.

Inoltre l’associazione Amici del collegio valdese e il Liceo valdese organizzano un “Pullman della memoria” aperto alla popolazione da martedì 16 a domenica 21 maggio 2023 lungo l’itinerario di Jacopo Lombardini, deportato e ucciso a Mauthausen il 24 aprile 1945.

Le tappe del viaggio toccheranno la caserma Ribet di Torre Pellice, la caserma Pettinatti di Luserna San Giovanni, le carceri nuove di Torino, i campi di smistamento di Fossoli e Bolzano, il museo del deportato di Carpi e i due campi di concentramento di Mauthausen e Gusen.

Sono previste visite guidate, letture e un recital su Jacopo Lombardini di Maura Bertin e Jean Louis Sappé.

Giornate del patrimonio culturale metodista e valdese

L’11 e 12 marzo si svolgeranno le Giornate del patrimonio culturale metodista e valdese 2023.

L’obiettivo dell’iniziativa è di sensibilizzare e avvicinare alla cultura e alla memoria protestante il maggior numero di persone, aprendo le proprie porte attraverso attività che ciascuna realtà può liberamente scegliere (tempio aperto, concerti, mostre, eventi, seminari, laboratori, ecc.).

L’idea di dedicare una giornata al patrimonio culturale nasce in seguito alla lettura e allo studio delle prospettive espresse nella Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società, più nota come Convenzione di Faro, città portoghese nella quale fu siglata nel 2005.

Tale documento, ratificato in Italia nel settembre 2020, pone l’accento su alcuni concetti fondamentali – il ruolo delle comunità patrimoniali, l’attenzione ai diritti culturali e all’inclusione, l’accessibilità alla cultura – e rappresenta un punto di riferimento per un approccio più innovativo al patrimonio culturale.

La giornata è rivolta sia a chi già conosce la cultura metodista e valdese (membri di chiesa, dipendenti e collaboratori dei vari istituti, simpatizzanti, ecc.) sia a curiosi o persone che si avvicinano per la prima volta al mondo protestante.

A Torre Pellice, l’apertura straordinaria del tempio e il reading musicale di domenica 12 si inseriscono in questa chiave.

Per maggiori informazioni sulle Giornate, www.patrimonioculturalevaldese.org.

Messaggio assise FCEI 2022

Si è tenuta a Roma dal 29 ottobre al 2 novembre la seconda Assise della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), gli “stati generali” del protestantesimo italiano, che offre, ogni tre anni, la possibilità di un ampio confronto e una rinnovata collaborazione tra le diverse chiese protestanti in Italia. Eccone il messaggio conclusivo.

Messaggio conclusivo della II Assise della Federazione delle chiese evangeliche in Italia:

«Sentinella, a che punto è la notte? Sentinella, a che punto è la notte?».

La sentinella risponde: «Viene la mattina, e viene anche la notte. Se volete interrogare, interrogate pure; tornate un’altra volta».
(Isaia 21,11-12)

Come il profeta Isaia, che parlava in un tempo di deportazione, sofferenza e crisi, sappiamo di camminare in tempi bui e difficili.
Camminiamo nella notte quando nel nome del nazionalismo, degli interessi economici, delle appartenenze religiose scoppiano guerre che non riusciamo a fermare.

Camminiamo nella notte quando la terra che Dio ci ha affidato perché la custodissimo si desertifica, quando diventa arida e repellente, quando costringe i suoi abitanti a cercare rifugio in altri Paesi e in altri continenti. Quando milioni di persone non hanno cibo per sfamarsi, acqua per dissetarsi e irrigare i campi, accesso alle cure, a una casa dignitosa, all’istruzione, ai vaccini.

Camminiamo nella notte quando non riusciamo a dare speranza e fiducia alle nostre figlie e ai nostri figli, sempre più spesso convinti che il loro futuro sarà peggiore del nostro passato. Quando tante persone, giovani ed adulti, lavorano senza percepire il giusto salario; quando tanti immigrati sono sfruttati e talora trattati come schiavi privi di diritti umani fondamentali; quando le donne sono ferite, uccise o violate da un potere maschile violento e distruttivo; quando le persone sono discriminate, offese e persino uccise per la loro identità di genere e orientamento sessuale.

Camminiamo nella notte quando vediamo vacillare i principi fondamentali delle democrazie; quando oligarchi, magnati e demagoghi irrompono sulla scena pubblica e, nel nome del popolo, propagandano una pericolosa miscela di nazionalismo, sovranismo, militarismo, radicalismo.

E quando tutto questo limita i diritti umani, la libertà di parola e di coscienza; quando altera e manipola la verità; quando porta alla chiusura delle frontiere e a respingere immigrati e richiedenti asilo.

In questo tempo dobbiamo vigilare, consapevoli che Dio ci chiama a restare svegli, ad aprire occhi e cuore di fronte alle ingiustizie.
Non ci rassegniamo al pensiero dominante che pone al centro il profitto e il proprio interesse di individui, di popolo, di etnia.

Denunciamo gli atteggiamenti xenofobi e razzisti, le idee e la propaganda antisemite e le discriminazioni nei confronti di varie comunità di fede, prima tra tutte quella islamica, che riscontriamo nella società europea e anche italiana.

Ci adoperiamo per sostenere chi vacilla, chi chiede soccorso, chi ha bisogno di protezione. A questo prossimo e a questa prossima apriamo le porte delle nostre chiese, dei nostri centri di aiuto e di accoglienza; di fronte a loro testimoniamo che l’Evangelo che predichiamo e che ci muove si incarna in gesti concreti di giustizia, pace, salvaguardia del creato.

Nell’attesa dell’alba nuova del Regno di Dio, noi camminiamo in questo tempo di oscurità profonda, nella fiducia che colui che cammina con noi e illumina i nostri passi incerti è Gesù Cristo, “la luce del mondo” (Giovanni 9,5). Nel buio della falsità che si traveste da verità, noi annunciamo che “il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità” (Efesini 5,9).

Quando la vita di molti, di troppe, attraversa una galleria buia e tutto ciò che era familiare diventa ostacolo nell’oscurità, noi riaffermiamo che “la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta” (Giovanni 1,5).

Tutto questo non ci esime dal sentire sulla nostra coscienza il peso di tutto ciò che per noi è “peccato”: il peccato di non aver saputo costruire la pace e la giustizia, custodire con cura la buona creazione di Dio, testimoniare con gioia e concretezza la nostra speranza in Cristo che fa ogni cosa nuova.

Ma ci permette di vivere nella grazia e di camminare nella notte buia riconoscendo i tanti segni di speranza, i tanti germogli del Regno che viene, le tante voci che rompono il silenzio: l’interrogazione di chi chiede quanto è ancora lunga la notte, e la risposta fiduciosa della sentinella che ci conferma che il giorno verrà.

È questo il senso profondo della fede in Cristo che annunciamo: quando le tenebre sono più scure, immaginare la luce; dove regna lo sconforto, testimoniare la speranza; quando vincono la chiusura e gli egoismi, affermare l’accoglienza e la comunione; nel tempo dell’oppressione e della guerra, costruire la giustizia e la pace. “La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce” (Romani 13,12).

 

Cena solidale per le nuove povertà

La sera del 16 novembre nel Salone Polivalente di Villar Pellice si è svolta la Cena Solidale proposta da “Flip & Friends”.

La ricetta? Si prendono quattro eccelsi cuochi, due musicisti e una schiera di aiutanti di ogni età che offrono gratuitamente il loro tempo e le loro competenze.

Si aggiungono tantissimi produttori e commercianti della Valle, che offrono gratuitamente i loro prodotti; si mescola con chi ha pensato alla pubblicità, e con – ultimo ma non certo meno importante – più di una quarantina di commensali.

E anche con chi, non potendo essere presente, ha voluto comunque contribuire con un’offerta.

E il risultato è stata una bella serata, in cui siamo stati e state comunità al di là delle età, delle appartenenze sociali, religiose, culturali.

Una comunità che sa essere attenta ai bisogni del territorio e alle vecchie e nuove situazioni di difficoltà, e che sa rispondere, con creatività e con generosità.

La cena solidale, infatti, era intesa come “un aiuto a chi ha bisogno”, ed è stata offerta a chi contribuiva con almeno €50 al fondo delle Chiese Valdesi del I Circuito per “le nuove povertà” e in particolare all’aiuto che viene dato alle famiglie i cui figli devono viaggiare per poter frequentare le varie scuole superiori o l’università, il cosiddetto progetto “Trasporti” della diaconia comunitaria.

Dunque un grandissimo grazie a tutti coloro che hanno contribuito in questi vari modi alla riuscita dell’iniziativa, che ha fruttato più di 2700 euro, e in particolare: Macelleria Salumeria Gonin (Torre Pellice); Maxisconto Supermercati (Torre Pellice); Panificio Il Chicco (Torre Pellice); Macelleria Geymonat Salumeria (Bobbio Pellice); La Butéa ‘d Beubi (Bobbio Pellice); Azienda agricola Melli-Gonnet (Bobbio Pellice); Formaggi Daniele Malan (Villar Pellice); Consorzio del Saras (Bobbio Pellice); Macelleria Davit (Villar Pellice); Panetteria Livia Gonnet (Villar Pellice); BeValpe distribuzione ingrosso bevande (Luserna San Giovanni); NOI Vignaioli Piemontesi (Bricherasio); L’Autin (Barge); Il Guscio (Luserna San Giovanni); DiGreCaff (Campiglione); Cidas Srl (Cuneo); Acqua Valmora (Luserna San Giovanni); Ginevra Caffetteria Cremeria (Torre Pellice); Le Boulanger (Torre Pellice).

Per la splendida musica, Dino Tron e Manuel Lerda, alias Passacarriera ‘en dui’. Oltre, ovviamente, a Walter Eynard e Natascia Caputo, Andrea Benazzo, Daniele Arghittu e L’Ora del Pellice, Andrea Verardo. Alla prossima!