Il Tempio del Centro (Tempio Nuovo)
La generosità del generale Charles Beckwith verso i valdesi aveva già lasciato segni importanti e una delle prove tangibili era la realizzazione di una capillare rete di scuolette che portavano il suo nome, diffuse nelle borgate. Aveva anche dimostrato interesse all’edificazione di un nuovo Tempio di cui, con l’aumento della popolazione, da tempo si sentiva l’esigenza; nel 1847 si era impegnato ad offrire una cospicua somma al Concistoro per la sua costruzione nella zona di Santa Margherita. L’ultima parola spettava però al Governo di Sua Maestà che, concedendo l’autorizzazione, poneva la condizione di demolire o destinare ad altri usi il Tempio dei Coppieri non essendo consentito aumentare il numero dei luoghi di culto. Il progetto di Beckwith si bloccò.
Riprende vita nel 1848 quando la concessione della libertà fa cadere anche i limiti del ghetto.
Nel 1849 il reverendo William Stephen Gilly, altro grande benefattore dei valdesi, in stretto contatto con Beckwith, viene informato dalla Tavola valdese che l’Ospedale è disposto a vendere una parte dei terreni di sua proprietà per la costruzione del Tempio, del presbiterio e della casa per alloggiare i professori del Collegio. Tutto si rimette in moto: l’architetto Ignatius Bonomi di Durham, cui Beckwith per il tramite di Gilly aveva affidato la realizzazione del progetto del Tempio, lo adatta alle nuove esigenze e nel 1850 iniziano i lavori che termineranno due anni dopo, con la consacrazione solenne che avviene giovedì 17 giugno 1852.
Insieme alle chiavi del Tempio, Beckwith consegna alla Tavola anche quelle del Presbiterio che occupa l’alloggio delle Case dei professori più vicino al Tempio.
Il nuovo Presbiterio, costruito successivamente, è offerto nel 1861 dal Comitato valdese di Londra.
Tempio, Presbiterio e Case dei Professori si affacciano su via Beckwith dove già esisteva il Collegio, oggi Liceo valdese, inaugurato nel 1837. Sarà questo il centro del “quartiere valdese” che poco a poco si arricchirà di altri edifici istituzionali espressione della stretta connessione tra fede religiosa e istruzione, propria della cultura riformata.