Dopo la Riforma, e la divisione della cristianità che ne è conseguita, le chiese protestanti – ferma restando la professione universale di fede contenuta nel Credo apostolico – sottoscrivono nuove Confessioni di fede che definiscono gli elementi caratteristici della loro specificità.
La Confessione della Chiesa valdese risale al 1655. In quell’anno il governo sabaudo, deciso a risolvere una volta per tutte la questione valdese, mette in opera un attacco che, con il consistente apporto di reggimenti francesi, si trasforma in un vero e proprio massacro. L’accorato appello di denuncia e implorazione di aiuto rivolto ai confratelli dell’Europa protestante è amplificato da un’accurata azione di propaganda che diffonde la notizia del tragico evento noto con il nome di “Pasque Piemontesi”. Tra gli opuscoli a stampa prodotti in quello stesso anno, il più importante è la Relation véritable de ce qui s’est passé dans les persecutions et massacres, faites cette année, aux églises reformées de Piedmont etc., pubblicata senza indicazione del luogo e con un prudente anonimato, ma di sicura attribuzione ad Antoine Léger, professore nella Chiesa e Accademia di Ginevra e grande sostenitore della causa valdese. Seguono almeno quattro edizioni, tutte del 1655, con varianti e integrazioni. In appendice alla terza edizione compare per la prima volta la Brieve Confession de foy des Eglises Reformées de Piemont, testo in versione francese di quella destinata a diventare la Confessione di fede ufficiale della Chiesa valdese fino ai giorni nostri.
Antoine Léger la ripubblica in versione italiana corredando (quasi certamente di sua mano) i trentatre articoli con molti riferimenti scritturali come “prove” di quanto sostenuto nella Confessione, e la presenta ai valdesi del Piemonte con una lettera del 5 ottobre 1661.