Noi e l’ambiente

Siamo rimasti tutti e tutte colpiti dalle immagini dei recenti incendi in California, causati da diversi fattori quali la siccità, il vento, una scarsissima umidità notturna e, in alcuni casi, anche da azioni dolose per mano umana.

Sono stati finora ridotti in cenere centinaia di ettari di boschi, terreni, insediamenti umani e le perdite economiche sfiorano i 275 miliardi di dollari.

Ma quello a cui stiamo assistendo non è un fenomeno isolato: in tutto il Pianeta, quella che potrebbe essere considerata una vera e propria “stagione degli incendi” che si concentrava nei mesi estivi si sta prolungando, favorita da autunni e inverni particolarmente secchi.

È quanto emerge dalla Mappa degli Incendi che si può consultare sul sito di Greenpeace, dove si sottolinea che incendi e cambiamenti climatici creano una combinazione deleteria.

L’aumento di gas serra conseguente ad un incendio comporta un innalzamento delle temperature, che a sua volta porta con sé un peggioramento delle condizioni di siccità, le quali faciliteranno il propagarsi di altri incendi.

Inoltre, la biodiversità è fortemente compromessa nei luoghi colpiti da incendi.

La FAO stima che le foreste custodiscano circa l’80% della biodiversità terrestre: in caso di incendio, qualunque specie (animale e vegetale) viene gravemente colpita.

In territori devastati da incendi frequenti si registrano modifiche durature degli ecosistemi, che vengono compromessi in maniera ingente, portando anche a squilibri idrogeologici importanti, a perdite di habitat per flora e fauna, e a rischio estinzione anche le specie più fragili e rare.

Noi e l’ambiente

E se i soldi delle armi li usassimo per il clima?

Con questa domanda si apre un interessante articolo apparso a marzo sulla rivista Lifegate, curato da Simone Santi.

L’Italia negli ultimi cinque anni ha aumentato dell’86% l’esportazione di armi, fortemente collegata al conflitto fra Russia e Ucraina, alla quale il sostegno di forniture militari non è mai mancato da parte del nostro Paese.

L’Italia è oggi il sesto esportatore di armi al mondo.

Nel 2022 si sono spesi 2.240 miliardi di dollari in armi, ma se invece che in armi i Paesi più sviluppati investissero nella lotta ai cambiamenti climatici e nel supporto ai Paesi più deboli e a rischio, avremmo già raggiunto metà dell’obiettivo.

Secondo l’Agenzia europea per l’Ambiente servono infatti 4.500 miliardi l’anno per consentire la transizione energetica globale.

A fronte delle sfide che ci attendono in merito alla crisi climatica che il nostro Pianeta sta attraversando, sarebbe davvero auspicabile un cambiamento di rotta negli investimenti, garantendo il sostegno promesso alle economie emergenti, cessando di fomentare conflitti, definendo politiche ambientali percorribili e funzionali.