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Una chiesa che vive l’amore per il prossimo
La nostra comunità, attraverso diversi progetti, cerca di aiutare il prossimo che vive una situazione di bisogno, senza distinzioni. Essere solidali, essere reciprocamente più saldi, più forti di fronte alle difficoltà, agli imprevisti. Non sentirsi troppo soli. Essere aiutati ad avere prospettive per il futuro. In quest’ottica la solidarietà è un modo di vedere i rapporti fra le persone, è una qualità delle relazioni. Non è un semplice adempimento di compiti e prescrizioni, ma impegna gli occhi per vedere e le orecchie per ascoltare, ponendo attenzione alle persone nella loro concretezza.
“…la vostra abbondanza serve a supplire al loro bisogno, onde la loro abbondanza supplisca altresì al bisogno vostro…” (2 Corinzi 8,14)
“Io sono in mezzo a voi come colui che serve” (Luca 22,27), letteralmente “come il diacono”. Essere diaconi gli uni per gli altri è la vocazione a cui siamo chiamati e chiamate, in forme diverse, nei diversi momenti della nostra vita.
Le iniziative messe in campo, in ambito sociale e diaconale, sono in parte finanziate dalla Diaconia valdese (la quale incoraggia iniziative di diaconia comunitaria attraverso la gestione di un apposito progetto alimentato tramite fondi dell’Otto per Mille valdese), ma i contributi più consistenti provengono dalle donazioni che costituiscono il Fondo Diaconia della nostra chiesa.
I vari ambiti in cui si esprime l’azione diaconale vengono coordinati dalla Commissione Diaconia, che si occupa anche di tenere i rapporti con gli enti e gli operatori del territorio (ad esempio la Croce Rossa Italiana-sede locale, il Comune di Torre Pellice, i servizi sociali dell’ASL TO3, la Diaconia valdese): come chiesa, e quindi anche come diaconia, siamo parte del tessuto sociale del territorio al quale apparteniamo e al quale vogliamo portare il nostro contributo.
Una chiesa che vive la comunità
Usato da Giovanni nella sua opera e da Paolo nelle sue lettere, c’è un termine greco, koinonìa, spesso tradotto come “comunione”, che ci ricorda uno dei compiti fondamentali della chiesa: se siamo il corpo di Cristo, il nostro esserne parte ci chiama a vivere i legami della comunità, il nostro essere fratelli e sorelle.
Invariato da duemila anni, il senso profondo di questa parola ci muove ancora, mantenendo intatta la concretezza del vivere l’amore che ci è stato donato e comandato, offrendoci la possibilità di affrontare i problemi della vita con il supporto e l’incoraggiamento dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, regalandoci relazioni preziose, profonde e significative.
Nel corso del tempo la chiesa ha trovato modi, spazi e momenti differenti per promuovere questa comunione fraterna. Ecco come viene declinata nel nostro presente.
Una chiesa davanti a Dio
Il termine greco leitourgia, liturgia, deriva dall’unione dei concetti di laos, popolo, e ergon, lavoro, opera. La liturgia, dunque, è la comunità in azione: non è quindi appannaggio di uno o pochi addetti, ma è l’azione di tutta la comunità cristiana riunita nel nome del Signore.
Con liturgia, di conseguenza, non intendiamo solo l’ordine del culto domenicale, ma tutto ciò che è lode al Signore: il canto, la preghiera, la predicazione, ma anche l’elaborazione liturgica, le pratiche per far sentire le persone accolte e a proprio agio in chiesa e la riflessione su come portare la liturgia al di fuori delle mura della chiesa: perché se la liturgia è l’azione della comunità, dobbiamo cercare di far sì che tutta la nostra vita sia una “liturgia” al Signore.
Una chiesa che testimonia la sua fede
È sempre un compito individuale, la testimonianza. Impegna e orienta alla conoscenza, alla coerenza, a un percorso nitido, alla ricerca della strada giusta tra verità parziali e contradditorie. Tra i tanti atti di fede, la testimonianza ci chiama a questo ulteriore obbligo verso la Parola di Dio e ci consente di trasmettere e condividere ciò che di prezioso ci è stato consegnato.
Una chiesa che cresce insieme
Per ogni credente la vita è un cammino di crescita nella fede, così che
“seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo” (Efesini 4,15).
Gli elementi che danno forma e sostanza a questo cammino sono l’approfondimento biblico, ma anche il fare comunità, lo scambio, la riflessione, il confronto e l’essere chiesa insieme.
Ecco perché nelle chiese evangeliche, da sempre, trova spazio una vasta gamma di iniziative volte ad accompagnare le persone in questo percorso continuativo che va dalla prima infanzia all’età adulta.