Giorno 7: per la ricostruzione di Gaza, bisogni sfide e percorso futuro

Settimana mondiale per la pace in Palestina e Israele 2024

Giorno 7: per la ricostruzione di Gaza, bisogni sfide e percorso futuro

Un rapporto della Banca Mondiale pubblicato all’inizio di aprile 2024 ha affermato che la guerra di Israele ha causato danni per un valore di 18,5 miliardi di dollari alle infrastrutture critiche di Gaza. I danni includono 370.000 unità abitative che sono state distrutte e altre 370.000 che sono state danneggiate. In questo momento, oltre un milione di palestinesi sono senza casa. Se la ricostruzione delle case a Gaza iniziasse immediatamente, costerebbe 40 miliardi di dollari e andrebbe avanti fino al 2040. Un rapporto delle Nazioni Unite del luglio 2024 indica che bonificare Gaza da quasi 40 milioni di tonnellate di materiale bellico e macerie richiederà anni, il costo si aggirerà tra i 500 e i 600 milioni di dollari e comporterà 15 anni di lavoro. Un programma di recupero precoce della durata di tre anni per riportare indietro, nelle loro posizioni originali, centinaia di migliaia di Palestinesi che vivono in rifugi temporanei costerà tra i 2 e i 3 miliardi di dollari. Questo in aggiunta al danno prodotto alle strutture agricole, di cui il 50% è stato distrutto, e alle proprietà commerciali, distrutte per il 9%. Ma prima, secondo le stime, dovranno essere rimossi 37 milioni di tonnellate di detriti. Nella Striscia di Gaza, circa il 90 % delle strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte. La distruzione delle infrastrutture sanitarie di Gaza ha lasciato solo 10 ospedali su 36 a malapena funzionanti: per esempio le amputazioni di arti vengono eseguite senza anestesia e gli aborti spontanei sono aumentati. La crisi sanitaria è stata aggravata dalla mancanza di acqua pulita e forniture mediche essenziali. Ospedali e cliniche lottano per funzionare senza elettricità e molti operatori sanitari sono rimasti feriti o uccisi, il che incide drasticamente sulla capacità del sistema sanitario. Tutte le scuole di Gaza sono state distrutte o trasformate in rifugi per i nuovi senzatetto, e tutte le 12 università sono state decimate. Tutte le strade, le fognature, le tubature e altre infrastrutture critiche hanno subito danni ingenti. Non meno di 2 milioni di persone sono bloccate senza servizi, e praticamente ogni palestinese nella Striscia di Gaza è stato in qualche modo colpito dalla guerra. Gaza ha assistito ad una distruzione quasi completa dell’attività economica in tutti i settori. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro stima che più di 200.000 posti di lavoro sono andati persi a Gaza, pari a circa il 90 percento del numero di persone nella forza lavoro prima del conflitto. L’agenzia delle Nazioni Unite calcola inoltre che la perdita di reddito a Gaza abbia raggiunto i 4,1 milioni di dollari al giorno, il che equivale a una diminuzione dell’80 percento del prodotto interno lordo (il valore della produzione totale di beni e servizi prodotti dall’economia). Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo stima che l’indice di sviluppo a Gaza sia regredito di 40 anni. L’indice valuta come fattori gli anni dedicati all’istruzione dalle persone, la percentuale di coloro che raggiungono un titolo di studio, la salute e la speranza di vita alla nascita. In altre parole, tutti gli investimenti nello sviluppo delle risorse umane negli ultimi 40 anni a Gaza sono stati decimati. Per andare avanti, Gaza ha bisogno del più grande sforzo di ricostruzione postbellica dai tempi della fine della seconda guerra mondiale nel 1945, e questo costerà fino a 50 miliardi di dollari. Oltre alla distruzione dovuta alle armi, la situazione umanitaria all’interno di Gaza è andata peggiorando a causa delle restrizioni al numero di camion di aiuti umanitari autorizzati ad entrare nella Striscia. L’impatto devastante delle necessità umanitarie durerà a lungo, a meno che le esigenze di istruzione temporanea, assistenza sanitaria temporanea, supporto psicosociale alla popolazione venga immediatamente ripristinato e vengano riportati i servizi di base come acqua, servizi igienici ed elettricità. Un milione di bambini – quasi ogni singolo bambino di Gaza – avrà bisogno di assistenza psichiatrica, supporto sanitario e psicosociale. Il conflitto in corso ha provocato abusi e violazioni diffuse del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. La ricostruzione di Gaza richiederà che si possa attraversare la striscia senza limitazioni e che aiuti e interventi urgenti siano facilitati, per arginare la crisi umanitaria e l’imminente carestia.
Come ha sottolineato di recente il Consiglio ecumenico delle Chiese – al di là dell’immediata necessità di un cessate il fuoco, della fine della guerra e delle esigenze umanitarie in termini di accesso e aiuto – sono necessarie anche delle roadmap su come le chiese e le altre comunità religiose possano lavorare insieme per contribuire a costruire la pace a lungo termine.

Preghiamo: [nell’originale Salmo 113,4-7]

1 Alleluia. Lodate, o servi del Signore, lodate il nome del Signore. 2 Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre! 3 Dal sol levante fino al ponente sia lodato il nome del Signore. 4 Il Signore è superiore a tutte le nazioni e la sua gloria è al di sopra dei cieli. 5 Chi è simile al Signore, al nostro Dio, che siede sul trono in alto, 6 che si abbassa a guardare nei cieli e sulla terra? 7 Egli rialza il misero dalla polvere e solleva il povero dal letame (Salmo 113,1-7)

Abbi misericordia, Signore. Oggi è come la Pentecoste; il giorno dello Spirito Santo, lo Spirito di Dio tra il popolo. È il giorno in cui la chiesa è nata, e gli esseri umani sono nati di nuovo. La striscia di Gaza, Rafah e Israele, hanno bisogno di una nuova nascita. Invia lo Spirito Santo, o Dio, rinnova la vita lì a Gaza, in mezzo alle macerie. Signore, tu sei onnipotente e onnipresente, Ti preghiamo, Signore, fai risorgere la
Palestina dalle macerie e dalla distruzione causata dall’uomo e restituisci a palestinesi ed israeliano la speranza di una vita serena, armoniosa e colma di fede. Ti preghiamo, Signore, guarda la nostra situazione. Dal cielo, ti preghiamo, guarda la crudeltà dell’umanità e l’indifferenza di chi non si sente coinvolto. Ti preghiamo, fa’ finire l’indifferenza e la crudeltà, guidaci lungo la strada che permette alla pace di prevalere nei cuori e nelle menti. Signore, abbi pietà. Amen!

 

Per ascoltare la lettura dei materiali con interviste e commenti: RBE – Voce delle chiese

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Assemblea del I Circuito 17/05/2024

In data 17/05/2024 si è svolta l’Assemblea del I Circuito della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi.

Dagli atti dell’Assemblea si riporta un estratto dei punti più significativi approvati durante l’incontro.

  • L’Assemblea approva la seguente dichiarazione:
    Seguiamo con sempre crescente apprensione gli eventi nella Striscia di Gaza, che vede una situazione contrassegnata da ritorsioni e violenze ingiustificate contro una popolazione stremata, e da violazioni sistematiche dei diritti umani, ed esprimiamo la nostra preoccupazione e il nostro profondo dolore. Non dimentichiamo l’orrore della strage, dei rapimenti, degli stupri di civili inermi compiuta da Hamas il 7 ottobre 2023; ma riteniamo inaccettabile, e dunque condanniamo fermamente, il massacro della popolazione civile nella Striscia di Gaza, messo in atto sistematicamente da mesi dall’esercito israeliano. E’ intollerabile che tale massacro venga presentato come un inevitabile e per questo accettabile effetto collaterale delle azioni necessarie a garantire la propria sicurezza nazionale, e ciò con disprezzo del diritto internazionale e dei più elementari principi di umanità. Auspichiamo e preghiamo che il governo di Israele desista immediatamente da tutte le azioni ostili che sono definite “punizioni collettive” dal diritto internazionale, tra cui gli attacchi militari contro obiettivi civili e l’assedio che impedisce l’accesso a cibo, medicine e carburante alla popolazione palestinese di Gaza. Auspichiamo e preghiamo altresì che il Governo italiano si adoperi con ogni mezzo al fine di pervenire nel più breve tempo possibile ad un cessate il fuoco che apra una prospettiva di pace duratura. Con la stessa apprensione guardiamo alla guerra in Ucraina, con la minaccia di una escalation globale del conflitto, e alle tante guerre dimenticate e ignorate dai mezzi di informazione. Esse sono il segno che la guerra continua ad essere uno strumento di regolazione dei conflitti, mettendo a rischio la sopravvivenza dell’umanità e del pianeta. Ha ripreso corpo l’idea che l’ordine mondiale debba essere basato sullo scontro tra blocchi e non sulla collaborazione e la giustizia tra i popoli. Le Nazioni Unite sono umiliate e il diritto internazionale sostituito dalla forza della potenza militare, preludio della guerra globale. Pur riconoscendo la complessità di queste situazioni e la fragilità e marginalità delle nostre chiese in tale quadro, riteniamo che questo non giustifichi mai il silenzio, perché la storia ci insegna che l’orrore e l’ingiustizia si rafforzano con il silenzio di chi invece avrebbe potuto parlare. E dunque invitiamo tutte le istanze che compongono il corpo della Chiesa a esprimere il nostro No alla guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, senza fuggire il confronto, la riflessione consapevole e la mobilitazione su questi temi, e a rinnovare il nostro impegno di costruttrici e costruttori di pace, nella preghiera, nella denuncia, nell’azione.
  • L’Assemblea evidenzia la necessità che la Tavola valdese, laddove ne venga ravvisata la possibilità, l’opportunità e l’urgenza, sia posta nella condizione di poter rilasciare comunicati ufficiali su questioni di rilevanza pubblica nazionale o internazionale che interrogano il corpo della Chiesa. Invita il Sinodo a dotarsi degli strumenti più adeguati a tal fine, nel rispetto dell’ecclesiologia e degli ordinamenti propri della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi.